Una telefonata improvvisa. Durante le ferie tanto desiderate. Una di quelle che arricchiscono il tuo percorso e ti fanno toccare il cielo con un dito.
Così descriverei la partecipazione della fashion designer e creatrice di gioielli Elisabetta Ribaudo.
Ma chi è la poliedrica Betta? Chi si cela dietro Le Gioie di Betta?
Elisabetta Ribaudo, residente a Udine, ma adottata oramai dalla magica città di Venezia è laureata in Giurisprudenza a Trieste. Sveste i panni di avvocato e decide di coltivare l'amore per l'arte e la creatività e a Venezia ne respira a pieni polmoni. Specializzata in vetro di Murano, realizza anche gioielli in acciaio smaltato, in argento, con cristalli Swarowsky e di Bohemia o pietre dure. Apprezzata in Italia e all'estero, dove vanta importanti collaborazioni, trova riscontro in alcuni dei blog magazine più importanti della rete. Attualmente collabora con la famosa fiction italiana CENTOVETRINE ovviamente come Sponsor Ufficiale per quanto riguarda le Gioie valorizzate dalle attrici della soap.
Il suo entusiasmo e la sua creatività innata le hanno regalato grandissime soddisfazioni.
Drin drin.
Squilla il suo telefono.
Il giovane e talentuoso attore Emiliano De Martino, attualmente nel cast della fiction “Un posto al sole” ma con un curriculm ricco e variegato, è dall’altra parte della linea: “Saresti interessata a creare i gioielli che sfileranno sul Red Carpet di Venezia in occasione della proiezione del fiml Che strano chiamarsi Federico di Ettore Scola?”
Betta, con l’entusiasmo che da sempre la contraddistingue, inizia a creare dei veri e proprio pezzi unici: fibrillazione, entusiasmo ed emozione!
Finalmente arriva il grande giorno... di corsa iniziano i preparativi: un toast al volo, la conferenza stampa al Casinò del Lido di Venezia, un veloce cambio d’abito e gioielli, i sorrisi, le foto, i flash, la proiezione della pellicola in Sala Grande emozionante e unica dedicata al genio di Federico Fellini. Importanti personalità in sala e poi appare lui, l’indiscusso maestro Ettore Scola, contraddistintosi per la sua semplice eleganza e la sua umiltà.
Sergio Rubini, Emiliano De Martino, Rossella Pugliese,Vittorio Viviani ,Giulio Forges Davanzati, Tommaso Lazotti, Maurizio De Santis, Ernesto D'Argenio, Giacomo Lazotti ... il cast.
Si ringrazia :
AXIA ATELIER
MONELLì VENEZIA
BOREAN DONA' Style
CAPOLINEA PARRUCCHIERI
www.gioiedibetta.it
Spenti i riflettori Betta e già al lavoro per le prossime avventure… chi la ferma più?!?
[Vietato riprodurre le foto. Tutti i diritti riservati a Le Gioie di Betta]
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venerdì 4 ottobre 2013
Le Gioie di Betta @ 70 Mostra Internazionale del Cinema di Venezia
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giovedì 4 novembre 2010
Film: Figli delle stelle
Lo scorso weekend avevo proprio voglia di chiudermi in una sala cinematografica e lasciarmi trasportare in un'altro mondo e allora ho deciso di andare a vedere "Figli delle stelle", più spinta dalla presenza di Giuseppe Battiston (attore che adoro, soprattutto a teatro!)che dalla trama (l'avevo lette distrattamente).
Il film racconta la storia di un precario "cronico", un portuale di Marhera, un ricercatore universitario, una giornalista insicura e un'uomo appena uscito di galera. Le loro vite si intrecciano e si avventurano nel rapimento di un ministro(quello sbagliato...) per rivendicare i loro diritti.
Il film è estremamente semplice, forse un po' troppo, non fa' troppo ridere, non strappa lacrime, ma ci fa pensare, sulla condizione che molte perosne vivono in Italia: il problema del lavoro è vivo quotidianamente e in moltissimi campi. Offre spunti di riflessioni più che riflettere sull'argomento o giungere a una conclusione.
Da me questo film ottiene la sufficienza sicuramente ma non lo consiglieri a tutti. Sicuramente è meritevole l'interpretazione di grandi attori come Giorgio Tirabassi e Giuseppe Battiston.
Il film racconta la storia di un precario "cronico", un portuale di Marhera, un ricercatore universitario, una giornalista insicura e un'uomo appena uscito di galera. Le loro vite si intrecciano e si avventurano nel rapimento di un ministro(quello sbagliato...) per rivendicare i loro diritti.
Il film è estremamente semplice, forse un po' troppo, non fa' troppo ridere, non strappa lacrime, ma ci fa pensare, sulla condizione che molte perosne vivono in Italia: il problema del lavoro è vivo quotidianamente e in moltissimi campi. Offre spunti di riflessioni più che riflettere sull'argomento o giungere a una conclusione.
Da me questo film ottiene la sufficienza sicuramente ma non lo consiglieri a tutti. Sicuramente è meritevole l'interpretazione di grandi attori come Giorgio Tirabassi e Giuseppe Battiston.
venerdì 8 ottobre 2010
La pecora nera: film di Ascanio Celestini
Ieri sera, a Udine, c'era la presentazione del film di Ascanio Celestini nella mia città e non potevo non andare. Avevo già letto numerose recensioni poasitive al riguardo ma poter vedere il film personalmente è tutt'altra cosa. Alla presentazione del film era presente anche il regista/protagonista stesso: Ascanio Celestini. Anche se, secondo me, le domande che gli sono state poste non erano molto pertinenti al tema centrale e scottante di cui tratta il film, è stato un vero piacere ascoltarlo, soprattutto per la passione con cui racconta le cose che fa: ho percepito subito che ama il suo lavoro e che lo vive come una missione, per far capire agli altri quanto sia importante comunicare anche attraverso il cinema, il teatro e la letteratura.
Ma passiamo al film vero e proprio... La pecora nera racconta la storia di Nicola, giovane nato nei favolosi anni sessanta, che di favoloso hanno ben poco, che vive con la nonna dal momento che la mamma è gravemente malata e vive in manicomio. Suo padre e i suoi fratelli non lo hanno mai considerato. Dopo la morte della madre si ritrova a vivere anche lui in manicomio, che chiama però un condominio di santi. Anche l'amore d'infanzia entra in questa storia e sconvolgerà la situazione del protagonista.
Celestini ha spiegato che quest'opera (è anche un testo teatrale e un libro) nasce da una sua indagine negli ospedali psichiatrici nei quali è andato ad ascoltare le storie dei matti. Non ha inserito scene di violenza, ponendo, a mio avviso, l'accento sulla condizione di solitudine e disumanità in cui vengono lasciati questi uomini: sono appunto pecore nere da emarginare.
La grandezza di questo film sta nella delicatezza con cui affronta un tema talmenta vasto ma forse anche troppo trascurato dall'opinione pubblica, ci permette di farci riflettere sorridendo.
Da considerare la notevole ed elavata prestazione di Giorgio Tirabassi, amico inseparabile del protagonista.
Ma passiamo al film vero e proprio... La pecora nera racconta la storia di Nicola, giovane nato nei favolosi anni sessanta, che di favoloso hanno ben poco, che vive con la nonna dal momento che la mamma è gravemente malata e vive in manicomio. Suo padre e i suoi fratelli non lo hanno mai considerato. Dopo la morte della madre si ritrova a vivere anche lui in manicomio, che chiama però un condominio di santi. Anche l'amore d'infanzia entra in questa storia e sconvolgerà la situazione del protagonista.
Celestini ha spiegato che quest'opera (è anche un testo teatrale e un libro) nasce da una sua indagine negli ospedali psichiatrici nei quali è andato ad ascoltare le storie dei matti. Non ha inserito scene di violenza, ponendo, a mio avviso, l'accento sulla condizione di solitudine e disumanità in cui vengono lasciati questi uomini: sono appunto pecore nere da emarginare.
La grandezza di questo film sta nella delicatezza con cui affronta un tema talmenta vasto ma forse anche troppo trascurato dall'opinione pubblica, ci permette di farci riflettere sorridendo.
Da considerare la notevole ed elavata prestazione di Giorgio Tirabassi, amico inseparabile del protagonista.
sabato 18 settembre 2010
Film: Mangiapregama
Tempo fa avevo avuto modo di vedere il trailer di questo film e mi aveva subito incuriosito sia perchè segnava il ritorno di una grande attrice (Julia Roberts) sia per il tema che tratta: partire alla ricerca di se stessi. Allora ieri, giorno di uscita nazionale del film, ne ho approffitato e sono andata al cinema con una mia amica. Ultimamente il mio umore non è dei migliori e mi sono rispecchiata molto in Liz, protagonista del film.
Liz ha una vita apparentemente perfetta, non le manca proprio nulla: un marito che la ama, un carriera che le regala molti successi e molti amici intorno. Ma lei è insodisfatta, entra nella cosiddetta "crisi di mezzaetà" (beh...si può avere a qualsiasi età secondo me!)molla tutto ma poco dopo si butta fra le braccia di un giovane attore un po' new age, un po' macrobiotico. Lei ammette a se stessa di non esserne perdutamente innamorata e dopo un periodo di liti decide di mollare tutto e prendersi un anno sabbatico: vuole partire alla scoperta di se stessa. Visiterà l'Italia, dove avrà modo di apprezzare la buona cucina, l'India, dove si dedicherà alla meditazione e Bali, dove avrà un curioso (ri)incontro con un guru e con l'Amore.
E' un film molto delicato che scorre velocemente ed è facile immedesimarsi nelle preoccupazioni e nelle paure di Liz. E' un film per tutte le persone che amano la vita, con le sue difficoltà incluse.
Solo una pecca: la parte girata in Italia è, a mio avviso, un po' troppo stereotipata però ci puo' far sorridere!
Liz ha una vita apparentemente perfetta, non le manca proprio nulla: un marito che la ama, un carriera che le regala molti successi e molti amici intorno. Ma lei è insodisfatta, entra nella cosiddetta "crisi di mezzaetà" (beh...si può avere a qualsiasi età secondo me!)molla tutto ma poco dopo si butta fra le braccia di un giovane attore un po' new age, un po' macrobiotico. Lei ammette a se stessa di non esserne perdutamente innamorata e dopo un periodo di liti decide di mollare tutto e prendersi un anno sabbatico: vuole partire alla scoperta di se stessa. Visiterà l'Italia, dove avrà modo di apprezzare la buona cucina, l'India, dove si dedicherà alla meditazione e Bali, dove avrà un curioso (ri)incontro con un guru e con l'Amore.
E' un film molto delicato che scorre velocemente ed è facile immedesimarsi nelle preoccupazioni e nelle paure di Liz. E' un film per tutte le persone che amano la vita, con le sue difficoltà incluse.
Immagine tratta dal web |
venerdì 17 settembre 2010
Film: Dieci Inverni
Questo film l'ho scoperto un po' per caso o meglio una mia amica l'ha scoperto per caso e me lo ha consigliato, infatti non è stato molto pubblicizzato. Ma già dalla prima scena mi ha conqustata! Sarà perchè adoro Venezia (dove è ambientato gran parte del film) sarà perchè sono una romantica ma è un film semplice e non banale che riesce a conquistarti dal primo minuti, accompagnandoti a scoprire tutte le facce dell'amore. (La trama l'ho presa dal sito mymovies.it )
Primo inverno. 1999. Camilla lascia il paese d'origine e si trasferisce a Venezia per frequentare l'università. Sul vaporetto incontra Silvestro: il sorriso chiaro, le idee molto meno. Un po' per fato e un po' per intenzione, il ragazzo perde l'ultima corsa della sera e passa la notte insieme a lei. È l'inizio di un amore che chiederà dieci anni per riconoscersi come tale. In mezzo scorrono l'amicizia, la paura, il dubbio, le impennate di orgoglio, l'incredulità.
Per Valerio Mieli, Dieci Inverni è il film del diploma, un rito e un momento di passaggio, un po' come quello dei suoi personaggi, che nel corso del film traghettano (è il caso di dirlo) dalla maturità della convenzione - i diciotto anni - a quella dell'esperienza. È proprio nella vicinanza del regista ai suoi attori, nell'affetto che nutre per loro e che scalda queste inquadrature di ambientazione rigorosamente invernale, che sta il cuore del film, la sua accattivante tenerezza. Gli fa da corpo, attorno, una buona scrittura, in grado di riempire di sostanza i dieci quadri del racconto, di modo che non appaiano mai pretestuosi bensì vari come è varia la vita, senza cercare la stravaganza a tutti i costi, e brillanti nei dialoghi, ispirati allo stesso criterio di naturalezza.
Un esordio maturo, che bilancia la frammentazione strutturale della narrazione con un lucido sguardo d'insieme, per cui nell'immagine iniziale di una ragazza che porta una lunga lampada e di un ragazzo con in mano una buffa pianta c'è già un'idea di condivisione inevitabile, di nido da costruire, pezzo per pezzo, coi tempi che la sorte vorrà.
Gli interpreti, Michele Riondino e Isabella Ragonese, corrispondono nel migliore dei modi ai personaggi sulla carta: più libero e contraddittorio lui, che si nasconde a lungo persino a se stesso, come a contenere un poco della formazione di Riondino, fatta di seminari sul mimo e sulla maschera, e più impegnata ed esigente con se stessa lei, che ha studiato con i nomi del teatro europeo, Emma Dante e Enrique Vargas, e che il film sottopone all'inverno più rigido, quello della lontana Russia e non solo.
Primo inverno. 1999. Camilla lascia il paese d'origine e si trasferisce a Venezia per frequentare l'università. Sul vaporetto incontra Silvestro: il sorriso chiaro, le idee molto meno. Un po' per fato e un po' per intenzione, il ragazzo perde l'ultima corsa della sera e passa la notte insieme a lei. È l'inizio di un amore che chiederà dieci anni per riconoscersi come tale. In mezzo scorrono l'amicizia, la paura, il dubbio, le impennate di orgoglio, l'incredulità.
Per Valerio Mieli, Dieci Inverni è il film del diploma, un rito e un momento di passaggio, un po' come quello dei suoi personaggi, che nel corso del film traghettano (è il caso di dirlo) dalla maturità della convenzione - i diciotto anni - a quella dell'esperienza. È proprio nella vicinanza del regista ai suoi attori, nell'affetto che nutre per loro e che scalda queste inquadrature di ambientazione rigorosamente invernale, che sta il cuore del film, la sua accattivante tenerezza. Gli fa da corpo, attorno, una buona scrittura, in grado di riempire di sostanza i dieci quadri del racconto, di modo che non appaiano mai pretestuosi bensì vari come è varia la vita, senza cercare la stravaganza a tutti i costi, e brillanti nei dialoghi, ispirati allo stesso criterio di naturalezza.
Un esordio maturo, che bilancia la frammentazione strutturale della narrazione con un lucido sguardo d'insieme, per cui nell'immagine iniziale di una ragazza che porta una lunga lampada e di un ragazzo con in mano una buffa pianta c'è già un'idea di condivisione inevitabile, di nido da costruire, pezzo per pezzo, coi tempi che la sorte vorrà.
Gli interpreti, Michele Riondino e Isabella Ragonese, corrispondono nel migliore dei modi ai personaggi sulla carta: più libero e contraddittorio lui, che si nasconde a lungo persino a se stesso, come a contenere un poco della formazione di Riondino, fatta di seminari sul mimo e sulla maschera, e più impegnata ed esigente con se stessa lei, che ha studiato con i nomi del teatro europeo, Emma Dante e Enrique Vargas, e che il film sottopone all'inverno più rigido, quello della lontana Russia e non solo.
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